Non temono l’inverno e il freddo, se la cavano egregiamente sul ghiaccio e in più danno una grossa mano a non congestionare il traffico e a non inquinare un’aria già malaticcia e affumicata da caldaie e stufe a pieni giri. Sopra ci può andare di tutto, dai bambini ai cani, dai gatti alle fioriere, attrezzi e gelati: sono le Cargo Bike.
In Italia se ne vedono ancora pochine, ma nei paesi nordici, in particolare in Danimarca, le biciclette da trasporto sono un oggetto di locomozione sempre più diffuso, soprattutto nelle famiglie con bambini (e animali domestici a corredo). La cargo bike non è l’esperimento riuscito di un brand creativo, è la risposta efficace a un’esigenza diffusa e l’evoluzione di questa risposta nel corso degli anni: un vero oggetto di design.
CARGO BIKE, LE ORIGINI
12 luglio del 1817. Karl Drais copre la distanza tra le cittadine tedesche di Mannheim e Schwetzingen (circa 28 chilometri) su uno strano aggeggio chiamato Laufmaschine (macchina per correre) in legno e ferro. Era la Draisina, l’antesignana del francese velocipède e dell’italiana bicicletta.
Ma nelle città sempre più industrializzate gli spazi per le stalle diminuiscono e di conseguenza anche il numero dei cavalli. E mentre i professionisti più giovani e arditi sperimentano l’equilibrio sulle due ruote, donne e anziani si affidano ai più stabili tricicli.
IN INGHILTERRA AL SERVIZIO DELLE POSTE
In certi casi tre ruote sono meglio di due, soprattutto per sopportare un carico abbondante. Così, nel 1881 Il servizio postale britannico commissiona alla Bayliss-Thomas dei solidi tricicli per trasporto merci, che in poco tempo vennero perfezionati con sterzo anteriore e catena. Ecco la prima cargo bike, una bicicletta che da allora non ha smesso di mettersi al servizio della mobilità intelligente e del trasporto a impatto zero.
In certi casi tre ruote sono meglio di due, soprattutto per sopportare un carico abbondante. Così, nel 1881 Il servizio postale britannico commissiona alla Bayliss-Thomas dei solidi tricicli per trasporto merci, che in poco tempo vennero perfezionati con sterzo anteriore e catena. Ecco la prima cargo bike, una bicicletta che da allora non ha smesso di mettersi al servizio della mobilità intelligente e del trasporto a impatto zero.
IN DANIMARCA, TERRA DELLA SPERIMENTAZIONE
Già agli inizi del secolo scorso la Danimarca era davanti a tutti per la propensione a muoversi senza motore. Sulle strade sfilavano lo Short John (bici con un cesto davanti appoggiato al telaio e ruotino per ospitare un carico maggiore sul fronte), e nei primi anni ‘20 la Long John: una cargo bike che fino all’avvento del motore diventa il mezzo principale per il trasporto merci in tutta la Danimarca, soprattutto per le consegne a domicilio.
Già agli inizi del secolo scorso la Danimarca era davanti a tutti per la propensione a muoversi senza motore. Sulle strade sfilavano lo Short John (bici con un cesto davanti appoggiato al telaio e ruotino per ospitare un carico maggiore sul fronte), e nei primi anni ‘20 la Long John: una cargo bike che fino all’avvento del motore diventa il mezzo principale per il trasporto merci in tutta la Danimarca, soprattutto per le consegne a domicilio.