Pagine

lunedì 11 novembre 2013

Freni idraulici non necessariamente a disco

Non tutti sanno che sulla stragrande maggioranza delle bici, oggi si può montare un tipo di freno idraulico senza necessariamente montare i dischi. Il sistema frenante della Magura, ditta tedesca, adotta infatti un sistema frenante idraulico simile a quello delle automobile che si può montare sulla stragrande maggioranza delle biciclette con sistema V-Brake che su quelle da corsa con una pinza appositamente progettata. Il sistema idraulico infatti toglie completamente il problema dell'usura dei cavi. In questo post parliamo del sistema frenante HS11. Deriva dal modello hs33, sistemi studiati per biciclette urbane, VTC e trekking, un freno adattisimo per gli usi quotidiani o anche sui terreni più impegnativi in temini di affidabilità, longevità e semplicità di montaggio e manutenzione. Un freno su cerchio completamente idraulico con manopole in composto con leve in alluminio 4 dita con tipico disegno da trial e sistema TPA  integrato per compensare l'ususra dei pattini. Tutto per un peso complessivo di 445 gr. Possiamo adottare il sistema sia sulla ruota anteriore che su quella posteriore.


Per maggiori info visistate:   http://www.magura.com/it.html

mercoledì 30 ottobre 2013

Bicicletta da cicloturismo

La bicicletta da cicloturismo deve rispondere a determinati requisiti per permetterci di effettuare itinerari di medio e lungo chilometraggio con un certo comfort ed in assoluta sicurezza.

1) TELAIO: possibilmente in acciaio di buona qualità (per sfruttare la naturale elasticità di questo materiale ) con forcella rigida in acciaio, geometria tradizionale ( non sloping ) con carro lungo, attacchi portapacchi e passaggi ruote adeguati.
Per ciclisti da circa m 1,60 in su preferire ruote da 28” (700 mm).
2) RUOTE: robuste con cerchio a profilo basso, 36 raggi inox da 2 mm montati in quarta, copertoni con sezione da 28 a 38 mm.
3) MANUBRIO: che permetta varie posizioni, curva da corsa, dritta con appendici, rialzata pluriposizioni.
4) SELLA: adatta alla propria morfologia, con scarico centrale.
5) RAPPORTI : tripla anteriore e pacco pignoni con dentatura adeguata. Almeno rapporto 1:1 corona piccola anteriore uguale al pignone grande posteriore. Meglio se il più grande posteriore maggiore del piccolo anteriore (es. posteriore più grande 32 o 34 denti, anteriore più piccolo 26 o 28 denti).
6) PEDALI: con puntapiedi o a doppia faccia normali e attacco rapido.
7) FRENI: efficienti possibilmente V-brake.
8) GRUPPO: mozzi, movimento centrale, catena, guarnitura, cambio e relativi comandi di buona qualità e scorrevolezza
9) CAVI FRENI E CAMBIO: cavi in acciaio inox e guaine con rivestimento interno in teflon.
10) PORTAPACCHI ED ACCESSORI: portapacchi robusti con possibilità agganci per borse, borsa anteriore sul manubrio, cavalletto laterale posteriore, 2/3 portaborracce, borsello per attrezzi, ciclocomputer, eventuali parafanghi ed impianto illuminazione fisso o mobile.

domenica 27 ottobre 2013

I COPERTONI : misure e qualità

Strano ma vero con l'arrivo della stagione invernale la possibilità di forare aumenta. Questo è imputabile alla pioggia e al freddo. Il nostro livello di attenzione diminuisce e le piogge spostano tutti i detriti sui bordi della strada, aumentando la possibilità che sotto quella pozzanghera o in quello strato di fango ci sia un corpo estraneo che aspetta solo noi. Diventa così molto importante che i nostri pneumatici siano davvero efficenti; uno pneumatico liscio d'inverno è davvero sconsigliato. Ma cosa significano le varie misure riportate su uno pneumatico di una bicicletta? La normativa che si occupa della regolamentazione delle misure sulle coperture delle biciclette si chiama ERTO ovvero organizzazione tecnica europea per pneumatici e cerchi. Sul copertone possiamo trovare due indicazioni una in mm e una in pollici:

INDICAZIONE IN mm: 

                                     37   -    622

dove il 37 rappresenta la larghezza in mm       e il 622 il diametro interno in mm

INDICAZIONE IN POLLICI

                                       28    x   1,40

dove il 28 rappresenta il diametro esterno     e l' 1,40 la larghezza dello pneumatico

 Se invece troviamo:        28      x  1  5/8   x   1  3/8 

il 28 rappresenta il diametro esterno    1 5/8 l'altezza dello pneumatico    1 3/8 la larghezza  sempre espresse in pollici

Abbiamo poi la marcatura Francese che è sempre espressa in mm

                                        700     x     35         C

dove   700     è la misura in mm del diametro esterno      35  la larghezza in mm  e  C  il diametro interno con misura 622 mm che corrisponde alla 28 in pollici. Normalmente la marcatura Francese non viene utilizzata per i copertoni da mountain bike.
Spesso quando andiamo a cambiare uno pneumatico notiamo che anche della misura giusta questo risulta essere più stretto rispetto a quelle indicate. Infatti i produttori per assicurarsi che i pneumatici mantengano dal telaio una distanza sufficiente preferiscono avvicinarsi al valore più basso dell'intervallo di tolleranza consentito di più o meno 3 mm. Per avere una maggiore stabilità da parte del copertone è utile utilizzare un cerchione più largo in considerazione del fatto che la pressione di gonfiaggio se ridotta contribuisce alla stabilità del copertone.
Spesso su uno pneumatico possiamo trovare l'indicazione di marcia consigliata, spesso legata al disegno del pneumatico, mentre sulle mountain bike  possiamo trovare l'indicazione front o rear  come prescrizione delle direzione della ruota anteriore o posteriore in alcuni casi su entrambe i fianchi possiamo trovare entrambe le scritte, avendo quindi la possibilità di alternare i copertoni tra la ruota  anteriore e posteriore. L'imbarazzo nasce quando dobbiamo scegliere tra l'acquisto di un copertone stretto e uno largo. A livello di scorrevolezza , sicuramente quello largo infatti questo comportamento è giustificato durante la deformazione elastica del copertone. Sotto la presenza del carico in funzione della pressione di gonfiaggio il copertone si appiattisce. A parità di pressione ,il copertone largo e quello stretto hanno la stessa superficie d'appoggio. Mentre quello largo si appiattisce prima , il copertone stretto ha una superficie di appoggio più piccola ma decisamente più lunga, divenendo un maggior ostacolo alla rotazione del copertone stesso. E' consigliabile mantenersi su misure intermedie. Esistono copertoni con sistema "Punture Protection" e con sistema " Antiforatura". Gli antiforatura si possono distinguere dalla presenza di una striscia catarifrangente presente sui fianchi dei copertoni, in quanto spesso questa tipologia di pneumatico viene utilizzato sulle bici da città o da turismo.

domenica 6 ottobre 2013

Valvole SCHRADER e Valvole PRESTA

Un elemento essenziale delle nostre biciclette, sono le nostre ruote che, a parte casi particolari nei quali si adottano dei tubless, in genere hanno bisogno dell'utilizzo della camera d'aria. Questa è formata da un tubo continuo molto elastico che le permette di gonfiarsi quando le viene immesso un gas per essere portata a pressione e permettere di gonfiare il copertone. Le camere d'aria possono essere costituite di vari materiali: caucciù, butile (una gomma sintetica) e in lattice utilizzate in alcune biciclette sportive. La miscela più utilizzata è quella di butile, la maggior presenza di materiale scadente rende la camera d'aria meno elastica e in alcuni casi non permette la riparazione con i tip top. Il gonfiaggio è possibile effettuarlo grazie alle valvole assiemate al tubo elastico, che possono essere di due tipi.

La valvola Schrader detta anche valvola americana viene utilizzata non solo per le bici ma in generale per il trattamento di varie tipologie di gas, viene infatti utilizzata anche sulle autovetture. La caratteristica di questo tipo di valvola è sopratutto il corpo valvola costituito da un'otturatore  vincolato a  un perno assistito da una molla in un corpo in ottone filettato. In queste valvole il nucleo centrale può essere rimosso solo con degli appositi attrezzi, inoltre vista la presenza della molla per il gonfiaggio deve essere effettuato con pompe che nella parte centrale dispongono di uno spillo che vinca la forza della molla che normalmente tiene l'otturatore chiuso, questo perchè la semplice pressione di gonfiaggio è insufficiente a vincere la forza di spinta della molla. Il cappuccio diventa indispensabile per evitare che lo sporco si annidi nel corpo dell'otturatore e penetri all'interno della camera d'aria al momento dell'ingresso del gas. Questo tipo di valvole hanno un diametro maggiore rispetto alle valvole Presta.

Le valvole Presta chiamate anche valvole Francesi è un tipo di valvola di uso più comune nelle biciclette. E' infatti composta di uno stelo di diametro inferiore rispetto alla Schrader, e le parti interne non possono essere rimosse se non in alcuni modelli, particolari. In questo tipo di valvola il cappuccio non è necessario in quanto abbiamo un dado prigioniero che trattiene la valvola chiudendone l'imbiccattura. Il gonfiaggio è decisamente facilitato in quanto la pressione di gonfiaggio è sufficiente a vincere la forza di chiusura della valvola, non essendo presente il precarico della molla. Il cerchione della bicicletta ha un  punto più debole  rappresentato dal foro di uscita della valvola, determinato sopratutto dal diametro, per cui utilizzare una valvola schrader rende il cerchio più debole in quanto di diametro maggiore al contrario della valvola Presta. Questo non vuol dire che non si possa utilizzare questo tipo di valvola, dobbiamo solo tenere presente che se il foro è per una valvola presta dovremmo allargare il buco e nel caso inverso mettere uno spessore per evitare che il gambo della valvola si muova. Sicuramente nel primo tipo di valvola la perdita di pressione è praticamente impossibile. Un inconveniente delle valvole Schrader e la perdita di pressione nell'inserimento ed estrazione dopo il gonfiaggio. Nelle biciclette con cerchione a profilo alto o fino si utilizzano prevalentemente valvole Presta.

venerdì 14 giugno 2013

Bici anonime che hanno fatto la storia del ciclismo

Quando oggi si parla di biciclette buone o di marca si fà sempre riferimento a quei quattro marchi soliti che hanno anche aanoiato. Il caso vuole però che per la quotidianità non ci affidiamo ad essi, sarebbero sicuramente meta dei ladri se lasciate legate al palo e così andiamo a caccia delle biciclette anonime. Le bici anonime sono spesso matrigne di bici di marca se non superiori a quelle di marca. Non a caso infatti non ostante i loro cinquant'anni ancora sono funzionanti, comode e anche se non in ottime condizioni meccaniche ci portano a destinazione fino a cadere a pezzi. Soffermandosi e con pazienza cercando di rimetterle in quadro da questi ruderi vengono fuori delle bellissime bici, come una fenice dalle ceneri. Sicuramente il loro scopo nella società moderna è quello di essere "bici da palo", ma per noi appassionati sono proprio dei gioiellini.
Oltre a qualche notizia non esiste più niente e mi piacerebbe raccogliere notizie e fare un'elenco di marchi di biciclette anonime in modo da poter dare a tutti informazioni sul cavallo che stiamo per cavalcare.

MORANDO : ditta fondata da Oreste Morando abile costruttore di biciclette dal 1939 al 1954, successivamente con la morte del padre il figlio si diede alla distribuzione dei ciclomotori. Le biciclette prodotte erano tecnologicamente avanzate. La bianchi chiese a Oreste Morando di disegnare e produrre alcune biciclette da passeggio iniziando in quel periodo con l'uso dei primi cambi Campagnolo a parallelogrammi.




ASPES : fondata a Gallarate sul finire degli anni '50 da Teodosio Sorrentino la denominazione Aspes deriva dalla abbreviazione, Aspesi della moglie. La fabbrica nacque per la costruzione delle biciclette, riscuotendo un grosso successo nelle vendite per le forme e le rifiniture molto particolari senza abbandonare la qualità dei materiali. Nel 1960 la fabbrica viene convertita per la costruzione dei motocicli e ancora oggi si distingue per la produzione di scooter ibridi ultimamente la produzione di e-bike.



GLORIA : Questo marchio è uno dei più importanti per il mondo del ciclismo, nel 1922 Alfredo  Forcesi fonda a Milano la Gloria senza avere la consapevolezza che sarà la fucina ispiratrice e formativa dei maggiori talenti italiani come Faliero Masi ed Ernesto Colnago, che proprio negli anni '30 iniziano a lavorare alla Gloria. Già dagli anni '20 le biciclette Gloria si riconoscono per le finiture di pregio e dalle tipiche congiunzione a fiore, particolari che molti artigiani riporteranno sulle loro bici solo a partire dagli anni '50. Fiore all'occhiello, considerata una delle biciclette più belle al mondo è la "Garibaldina".
Se qualcuno avesse notizie su qualche marchio da integrare o marchi da segnalare scriveteci pure



MASI : tra il '32 e il '45 fonda la fabbrica che successivamente sarà rasa al suolo dai bombardamenti, ma la sua formazione professionale arriva dalla partecipazione artigiana presso il laboratorio artigianale della Compostini a Sesto Fiorentino, dove con il cannello di saldatura ha scritto pagine memorabili della storia del Ciclismo. Non ostante il grosso danno dei bombardamenti non si scoraggia e in men che non si dica rimette tutto in piedi. Faliero costruirà biciclette per i migliori corridori,la sua morte avviene nel 2000 ma lascia lo scettro al figlio che continua tuttora la missione del padre con la stessa cura.


WILIER : questo marchio ancora oggi si vede anche se spesso viene da pensare sia straniero. Il nome Wilier Triestina è legato doppiamente a sentimenti nazionalistici infatti la scritta era l'acronimo di WIVA  L'ITALIA LIBERA E REDENTA. In seguito nel 1945 per ridare vigore alla martoriata città di Trieste paese d'origine di Dal Molino, il proprietario, si aggiungerà al marchio la scritta Triestina. Sono gli anni fiorenti della produzione delle biciclette e i successi della wilier partita da una fucina di cavalli d'acciaio dalle rive del Brenta, sono innumerevoli anche se si fermano nel '52 quando le case di produzione di bici pagano lo scotto del progresso costringendo alla chiusura. Oggi fortunatamente il marchio soprvvive grazie al riacquisto del marchio dei fratelli Gastaldello di Rossano Veneto, fieri di riportare in auge una della più importanti casa di biciclette.




GALMOZZI : Galmozzi era un ottimo telaista che insieme al Forcesi aveva fondato la Gloria, anche se comunque rimane nella sua piccola bottega a cucire sui ciclisti un telaio su misura, è il periodo in cui il telaio non ha una misura standard ma diverso in funzione del conduttore. Lui giocherà sul nome creando un marchio con un galletto appolaiato su un mozzo. Tra gli anni 50/70 non crea molti telai ma sicuramente pezzi  unici  e pregiati molto ricercati dai collezzionisti.




BENOTTO : il marchio nasce a Torino grazie all'impegno di un ciclista, Giacinto Benotto di 24 anni. La produzione arriva negli anni '30 a livelli record. Negli anni della difficoltà,  anni '50, decidono con la moglie di  spostare la produzione delle biciclette in Messico dove faranno la loro fortuna senza però rinunciare a continuare a seguire i più importanti corridori : Cino Cinelli , Francesco Moser e molti altri. Oggi continua la tradizione sempre nei paesi latini divenendo per noi pezzi unici e rari




GANNA : Luigi Ganna inizia ,dopo una lunga carriera agonistica che lo rende un tuttuno con la bicicletta, nel 1912 la produzione di biciclette, che arrivano tra l'altro ssul podio della vittora non più come corridore ma come marchio con Carlo Oriani. Il successo è doppio come atleta famosissimo e come produttore. Il marchio viene acquistato nel 1985 dalla Giubilato Cicli srl.







CONFENTE : difficile sapere chi è Mario Confente visto che effettivamente ha prodotto in tutto solo 135 biciclette, eppure è considerato uno dei migliori telaisti mai esistiti e le sue biciclette ancora oggi si distinguono. Ex corridore dopo una brutta caduta iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla costruzione delle bici che produceva per i suoi ex compagni. La sua reputazione cresce talmente tanto che alcuni marchi come Bianchi e Masi gli commissionano la produzione delle bici che sono entrate nella storia, senza però portare il suo nome. Quando Faliero Masi nfatti aprirà lo stabilimento in America, manderà Confente a sopraintenderlo e a istruire gli operai per la produzione di 2.200 biciclette. Confente apre un suo laboratorio negli Stati Uniti dove riscuote un successo e alla sua morte di lui rimangono solo le 135 biciclette prodotte di cui 124 da strada e 11 da corsa che ovviamente sono dei capolavori. Muore purtroppo giovane all'età di 34 anni.




DEI : costruì la sua prima bicicletta nel 1896, Umberto Dei nella sua bottega, anche se purtroppo la mancanza di fondi gli permise di costruire biciclette di pregio solo per pochi amici e conoscenti che pagavano, volentieri, anticipatamente il costo dei materiali. Ovviamente oltre ad essere un costruttore era anche un corridore, e la maggior soddisfazione del piazzamento al secondo posto dietro il Minozzi nel 1897 era prevalentemente data dal fatto che la bici con la quale aveva corso era autocostruita. Nel tempo ebbe degli ottimi riconoscimenti dai compagni per la capacità che aveva sviluppato nel costruire bici leggere, e come nel suo piazzamento con orli leggeri. Inizia così l'ascesa di Umberto Dei e comincia a ricevere onoreficenze e ordini anche da nomi delle corse stranieri, diventando noto in tutto il mondo. Purtrtoppo nel 1943 i bombardamenti distruggono gran parte della fabbrica che lui cercherà, visto anche lo stato avanzato degli anni di rimettere in quadro.



POGLIAGHI : Un altro artigiano lombardo, un marchio che i fratelli Rossin hanno deciso di non usare più. Nipote del famoso Brambilla telaista di Milano, inizia giovanissimo alla sola età di 11 anni ad armeggiare sui telai fino a quando si deciderà ad aprire una bottega tutta sua. Nono costruisce molte biciclette l'anno sopratutto perchè normalmente non usa dime e stampi, tranne quando doveva fare biciclette tutte uguali. Sforna i primi tandem da corsa, tutti interamente fatti a mano con dei giunti speciali costruiti da lui. Sante Pogliaghi ha nel suo catalogo: quattro modelli per la pista, due per la strada e i tandem da corsa. Fino agli anni 70 lavora da solo producendo solo un centinaio di bici all'anno, poi la sua officina si allarga e assume sei operai portando la produzione a circa un migliaio di pezzi. Sostanzialmente l'impronta che dà ai suoi operai è la stessa metodologia di lavoro che aveva lui, come se fosse quel rituale a rendere le sue biciclette speciali. Su tutte le bici sulla pipa di sella si può ancora oggi trovare l'inconfondibile marchio PSM : Pogliaghi Sante Milano. Pogliaghi Sante muore nel 2000.



LEGNANO : Vittorio Rossi inizia nel 1902 con la Lignon la produzione di biciclette che si dimostra da subito un marchio vincente, divenendo così d'interesse di un imprenditore Emilio Bozzi che aveva già rilevato la Frejus e la Perla. E' il 1908 quando la Legnano entra nel mondo di tutti i giorni con la produzione di biciclette da corsa e da passeggio di tutti i giorni. Il primo modello prodotto si chiama Aurora. Nel 1924 grazie al periodo del fascismo quando la Legnano grazie a Alberto da Guissano e Binda che cambiano molte cose: al di là delle vittorie riscosse cambia anche il marchio e il colore. Si passa così dalle iniziali allo stemma del condottiero inizialmente in ottone e affisso sul tubo dello sterzo fino agli anni settanta, quando sarà sostituito dagli adesivi, mentre per il colore passa al ramarro dal verde oliva. I telai Legnano sono facilmente riconoscibili da una caratteristica: il bullone ferma sella è posto nella parte anteriore del piantone verticale. Il giovane imbianchino Alfredo Binda si rivela un vero campione che porterà molte vittorie alla Legnano fino a una brutta caduta che frena la sua carriera, mentre sempre più forte diventa la sfida con la Bianchi. Tanti sono i nomi noti che porteranno alla vittoria come Fausto Coppi e Baldini. Nel 1970 in un attentato perde la vita Emilio Bozzi ad opera di un gruppo terroristico, inizia così il periodo di declino dell'azienda di cui la famiglia non vuole rilevare la gestione e dopo una serie di trattative viene ceduta alla Bianchi, da tempo sua rivale. La bianchi sarà a sua volta rilevata dalla Cycleurope che deciderà di mantenere i marchi per la prima  (bianchi) biciclette di pregio e più belle mentre per la seconda (Legnano) produzioni economiche di basso livello.


BOTTECCHIA : Ottavio Bottecchia friulano del 1890 è stato un ciclista italiano su strada, la sua carriera è stata segnata da tantissimi successi. Partecipò alla prima guerra mondiale come bersagliere ciclista insignito con la medaglia di bronzo al valor Militare. Finito il conflitto si fece notare da Luigi Ganna (di cui abbiamo già parlato) che in quegli anni aveva vinto il Giro d'Italia. Da quando inizia a correre sia che con una scuderia che senza ,il successo è sicuramente assicurato tanto in Italia che in Francia e con i successi arrivano anche i soldi   con ottimi guadagni. Viene menzionato anche nel cinema da Totò nel film "Totò e Peppino divisi a berlino" dove il principe De Curtis lo elenca tra i grandi d'Italia. Nel 1926 prende accordi con Teodoro Carnielli per iniziare a fare il fabbricante di biciclette, grazie alla sua carriera di corridore è un ottimo progettista sia di biciclette da corsa che da passeggio e dopo la sua morte, avvenuta il 3 giugno 1927, la famiglia Carnielli porterà avanti l'attività che sarà sempre in continua espansione. La sua morte è avvolta da un'alone di mistero in quanto fù trovato agonizzante per la strada, e dopo un ricovero dopo 12 giorni morì. Qualcuno parlò di un attentato e due persone si auto accusarono della sua aggressione, visto sopratutto il suo antifascismo.


COLNAGO : Ernesto Colnago nasce nel 1932 in una famiglia di contadini, tanto che aiuta il padre nei campi. Nel 1945 viene assunto in una fabbrica di biciclette, la Gloria, come aiuto saldatore, ma purtroppo per iniziare a lavorare sono richiesti 14 anni e così viene falsificata la data di nascita. La sua giovane età non gli evita il rigore del lavoro tanto che lui ricordava un'episodio nel quale il saldatore al quale era stato affidato, in un momento di distrazione le aveva diretto la fiamma del cannello sulla mano..: " Da quella volta nel lavoro feci sempre attenzione!" Inizia a correre all'età di 14 anni anche se durante la Milano- Bussoleno cade e si procura una brutta frattura e dovendo rimanere a casa ingessato la Gloria gli permetterà di montare le ruote a casa. Dopo aver lasciato la Gloria prende un piccolo locale dove inizierà a costruire biciclette inizia così una lunga carriera come imprenditore dove i successi conseguiti sono molteplici:
- 1955 iniziano le corse con le sue bici;
- 1965 la prima forcella a freddo;
Un uomo innovativo fin dall'inizio decide di sottomettere la geometria dei telai d'epoca a cambiamenti radicali
e crea un connubio tra le  bici da corsa e da strada. Fino a quel momento infatti il disegno del telaio era largo, una base lunga per le ruote e il sellino, solo qualche centimetro sopra il sellino. La Colnago oggi è rimasta una fabbrica italiana gestita dalla famiglia con fatturati molto alti

venerdì 17 maggio 2013

CIAO....MAURO!!!

Il 13 Maggio di quest'anno il mondo del Cicloturismo ha perso davvero una figura importante: Mauro Talini. Una persona dolce, profonda con tanta voglia di vivere e di mettersi in gioco con la sua bici non ostante fosse insulino dipendente. Non ci sono parole che possano descrivere il dolore e il dispiacere per l'evento se non la vicinanza alla famiglia.


"La Toscana - ha commentato il presidente della Regione Enrico Rossi - ha perso un ciclista sui generis: un ciclista per passione che viaggiava in solitaria per il mondo, per dimostrare che il diabete, la malattia di cui soffriva, non era un limite e che lo sport può aiutarti superare le sfide della vita".

"Un dolore grandissimo - ha dichiarato il sindaco di Massarosa, Franco Mungai. Mauro  era e rimarrà sempre un esempio di  tenacia, fede e  altruismo  per tutti noi . Non ci sono parole per descrivere quello che  questa notizia ha provocato nei nostri cuori. La sola consolazione è che Mauro sia  morto realizzando i suoi nobili ideali di aiutare i bambini bisognosi e  di trasmettere il messaggio che il diabete non è un limite".



                                                      CIAO MAURO E GRAZIE DI TUTTO

domenica 5 maggio 2013

CAMBIO CAMPAGNOLO SPORT

Se tra le mani vi dovesse capitare una vecchia bici con questa tipologia di cambio, non buttatelo via anche se mal messo. Questo è stato uno dei primi cambi degli anni 40/50 a parallelogrammi mobili e registrabili. Quel deragliatore a codino spesso si piega o, come nel mio caso, và su e giù dando non pochi problemi nel cambio delle marce e un accentuato rumore di catena. Ci tengo a premettere che la rotella non è in materiale plastico, e il deragliatore forcellino è molto robusto e facilmente lavorabile. Smontare questo tipo di cambio è molto semplice e non si rischia di perdere viti o sfere.Andiamo quindi a svitare la viti esagonale posta sul supporto che tiene il cambio e sfilando il perno, possiamo sfilare la molla posta all'interno, la puliamo con del petrolio e la ingrassiamo.Dopo aver staccato il cavo del cambio, passiamo a svitare la rotella in acciaio che laveremo e ingrasseremo. Laviamo il cambio mettendolo in un contenitore con un pò di petrolio bianco lasciandolo in ammollo almeno 5 minuti, dopodichè lo asciughiamo e lo ingrassiamo. Il problema ora è rimontare il cambio, spesso queste bici hanno la catena più corta e più grossa. La sequenza per non impazzire è la seguente: centriamo lo spinotto della molla del cambio rispetto al foro sul supporto, rimontiamo il filo,rimontiamo il forcellino deragliatore. Quest'ultimo ha una sede dove si deve bloccare quando serriamo la vite della rotella catena, qualora dovesse dondolare vuol dire che la vite è lenta e la linguetta è fuori sede. Registriamo il cambio e facciamo un giro di prova.

lunedì 4 marzo 2013

TEKNO BICI: Il canotto sella ammortizzato

TEKNO BICI: Il canotto sella ammortizzato: Le biciclette da cicloturismo sono biciclette non necessariamente molto leggere. La mia pesa 16 kg e qualcuno, così su due piedi, direbb...

giovedì 31 gennaio 2013

Problemi di frenatura sulle vecchie bici

Personalmente possiedo una Morando, come accennato in altri post, che mipiace tantissimo le sono molto affezzionato, unico problema frena poco e quando piove quasi per niente. Capisco che su una bici del 1965 è una cosa che può accadere, ma proprio il mio legame a questa bici che mi ha spinto a cercare una soluzione.

Per cominciare lavoreremo la parte del cerchione dove i tacchetti fanno attrito con della carta vetrata in modo da rendere poroso il cerchione e poter aumentare l'attrito, certo con un pò di pazienza ci vorrebbe un punzone con il quale poter ribattere tutti i buchini presenti sul bordo del cerchione, lavoro lungo e che richiede molta pazienza.

Secondo passo è evitare l'oscillazione delle pinze dei freni, che solitamente comporta una perdita di efficenza sull'effetto della frenata. Un sistema da me adottato è mettere due piccole fascette di plastica che girando intorno alla forcella tenendo serrate le ganascie migliorando notevolmente la qualità delle frenatura. Per migliorare lo scorrimento all'indietro delle fascette in questione vi consiglio di mettrci un pochino di grasso.

Idee originali per poter continuare ad usare le nostre vecchie bici.

sabato 26 gennaio 2013

Per chi vuole iniziare ad andare sulla bici da corsa

Non ostante il mal tempo, nelle strade della provincia di Torino non mancano mai i ciclisti con le loro variegate bici da corsa, coperti con il materiale più tecnico ma spediti sulle loro biciclette che si arrampicano sulle salite più impegnative. Personalmente gli stili del ciclismo li avevo praticati tutti senza però tentare questa disciplina fatta come di tutte le altre delle sue regole. Il problema è che accostarsi a questa disciplina vuol dire acquistare delle biciclette che costano qualche soldino, volendo prendere qualcosa di affidabile, spesso questo tasto ci demotiva rimanendo così sulle nostre solite strade. Anche in questo caso Decathlon ci viene incontro proponendoci una bici da corsa ad una cifra decisamente abbordabile: B-Twin modello Triban 3 costo 379,00 euro. Come tutti i prodotti non abbiamo la possibilità di scegliere un colore e una personalizzazione anche se quella offerta è già sostanzialmente accattivante. Il telaio in alluminio ha il peso medio delle biciclette da corsa con una buona geometria, la forcella in carbonio anche se le saldature sono grossolane e un pochino stonano. Ottima la meccanica dei freni anche se il cambio Shimano Sora non è il massimo nei passaggi e nelle salite, ma con un pò di dimestichezza ci permette di fare tutto senza deludere. Ottimo il rapporto qualità prezzo, movimento centrale commerciale che ho già avuto modo di testare su altre bici come molto affidabile. Per iniziare a scaldare le gambe un'ottimo prodotto per poi decidere di apportare delle modifiche o passare a un gradino decisamente superiore.