Pagine

domenica 25 novembre 2012

A Washington ferma bici da ufficio

Arte di strada a disposizione della bicicletta. L'amministrazione di Washington ha indettoun  anno fà un concorso per scegliere una soluzione di impatto visivo oltre che di utilizzo pratico per il parcheggio delle biciclette in alcuni degli snodi più trafficati del centro cittadibno. Cinquanta i designer che si sono cimentati in gara, i vincitori Kaylin e Kyle Bancroft, con le loro clip art, hanno interpretato con ironia e pertinenza l'input dei giurati: invitare gli uomini d'affari dell'area a spostarsi da casa in ufficio utilizzando la bicicletta. Un'idea originale, simpatica utile e funzioanle. 
Peccato che in Italia un'idea del genere non è venuta nessuno....

sabato 17 novembre 2012

LA FIAB VICINA ALLA VICENDA DI ALTEA

Riporto a tutti Voi una mail mandatami da un carissimo amico della Federata Fiab di Torino, Bici e dintorni, che trovo molto significativa:


Gentili amici,

con molta tristezza, dolore e rabbia, trasmettiamo il comunicato che la
FIAB onlus - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, tramite il
responsabile FIAB nazionale alla Sicurezza Edoardo Galatola, ha diffuso in
relazione all'ennesimo dramma della follia automobilistica, avvenuto
domenica 11 novembre a Casalmaiocco, con una ragazza di 17 anni in
bicicletta travolta e barbaramente uccisa da un SUV sulla strada
provinciale Sordio-Bettola.
*Quanto accaduto ieri va oltre il dolore, la rabbia e ogni possibilità di

sopportazione.
È lo scontro tra due visioni del mondo: da un lato un gruppo di scout in
bicicletta, portatori di un gioioso rispetto per l'ambiente e il
territorio, dall'altro il conducente di un mezzo, incongruentemente
sovradimensionato, che potremmo definire un blindato, che non rispetta
limiti di velocità, padrone della strada e sorpreso per la presenza di
"ostacoli umani" che ne intralciano il percorso.

Sono due visioni del mondo antitetiche. Non si tratta di mostri
occasionali, che possono tranquillizzarci dell'eccezionalità del caso:
fanno invece parte di una assurda, patologica quotidianità che molti
considerano normale. Le migliaia di morti che ogni anno si verificano sulle
nostre strade, in particolare tra pedoni e ciclisti, sono vittime di una
tragica normalità. Ci sono responsabilità. E molto gravi.

Responsabilità nel tollerare mezzi incompatibili con le strade che
percorrono; responsabilità nel considerare i limiti di velocità come
"opzionali" e nel non perseguirne sistematicamente la violazione;
responsabilità nel punire blandamente o addirittura non punire affatto
comportamenti palesemente criminali.

È infatti veramente difficile non riconoscere in questa ennesima tragedia
stradale la fattispecie di Omicidio Volontario, fondata sul "dolo
eventuale" di chi "pone in essere una condotta sapendo che vi sono serie
probabilità che essa produca un evento integrante un reato, e ciononostante
accetta il rischio che tale evento si verifichi".

Se quindi il modello di riferimento che vogliamo è quello di città e paesi
in cui la vita conta poco, un mondo in cui le responsabilità non esistono e
la strada è "off-limits" per le persone e va percorsa con mezzi blindati
che non rispettano le regole (in questo caso, i limiti di velocità),
possiamo continuare a far finta di nulla, e magari persino colpevolizzare
chi usa la bicicletta anziché starsene chiuso in casa.

Se invece vogliamo ritornare nel consesso europeo allora dobbiamo dire con
forza da che parte stiamo, trovare inaccettabile quanto successo, punire i
criminali, far rispettare i limiti di velocità sempre, senza sciocchi
buonismi, ringraziare questi ragazzi per il loro messaggio di speranza e
futuro e chiedere che almeno Altea non sia morta invano.

La FIAB sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile nel
procedimento penale che sarà aperto per questo omicidio. Ma tutti devono
prendersi le loro responsabilità per cercare di cambiare, di fare in modo
che questa guerra sulle strade abbia finalmente termine!

Addio Altea. Con strazio ti chiediamo scusa per non essere riusciti a
impedire questa tragica conclusione per la tua giovane vita.

Il responsabile nazionale sicurezza FIAB, Edoardo Galatola
Il consiglio Direttivo di Ciclodi-FIAB
*
Vi prego di diffonderla. Grazie!

lunedì 5 novembre 2012

Nuovi prodotti : MICHELIN un marchio che stupisce

Qualche settimana fà ho avuto problemi ai miei vecchi copertoni, montati sulla mia bici da viaggio. Ormai erano consumati e decisamente poco affidabili, senza contare che non essendo di marca avevano già egregiamente fatto il loro dovere. Montavo un copertone da 38 di larghezza e visto che non avevano mai avuto una grande tenuta di strada,ero orientato a prendere uno pneumatico leggermente più grande. Invece mi sono buttato su uno pneumatico più piccolo un 35  ma con caratteristiche tecniche che mi hanno affascinato : MICHELIN PILOT TRACKER . Inizialmente ero un pò titubante ma più lo provavo e più lo stressavo e più mi sono convinto dell'acquisto. Questo pneumatico ha una massima protezione sia in città che su sentiero, decisamente affidabile con una mescola che non perde elasticità anche con le condizioni climatiche più avverse, tecnologia Protek Max ovvero tripla protezione antiforatura sia sulla parte del battistrada da 5 mm che di 1 mm sui lati del copertoni rendendolo antiforatura a tutti gli effetti, un bellissimo disegno scorrevole con direzionalità e drenaggio contro la pioggia. Presente doppia banda catarifrangente sulle spalle, tipiche e indispensabili per i copertoni per bici da cicloturismo. Non ostante la larghezza ridotta la mescola si comporta senza far perdere stabilità alla bicicletta anche sulle strade più accidentate.
Vi consiglio vivamente di spendere qualcosina in più ma di avere una stabilità senza eguali.

Per approfondire sui vari prodotti vi lascio questo link : http://www.michelin.it/bicicletta/

lunedì 29 ottobre 2012

L'essenza del Cicloturista : Sara Rubatto

Durante una delle lezioni ai corsi di ciclomeccanica che teniamo al giovedì, presso la Ciclofficina Popolare del Cecchi, mi capitò di conoscere questa ragazza. Nutriva per quello di cui si parlava, una profonda attenzione e tutto quello che dicevamo era per lei una risposta a un interrogativo in sospeso. Mi chiedevo come facesse una ragazza con un'aspetto così estroverso a nutrire un così maturo interesse. Con molta semplicità ed umiltà formulava sempre domande molto mirate e si rendeva disponibile a sporcarsi le mani pur di imparare. Parlando ho scoperto che in realtà Sara, questo è il suo nome, ha un passato da cicloviaggiatrice non da poco. Si definisce un'autodidatta ed effettivamente lo è, ma sopratutto ha una voglia di vivere e di imparare che affascina.
Riporto di seguito un'intervista fatta a Sara Rubatto da Alessandro Micozzi di amicoinviaggio.it:


Sono una ragazza torinese di 33 anni che, all’apice di una carriera agonistica nel nuoto, ha dovuto lottare con una malattia cardiaca la cui diagnosi portava ad un trapianto cardiaco.
Questo periodo di vita, ha non solo interrotto la mia carriera nel nuoto agonistico ma mai scorderò a vita le parole dei medici: “non potrai più nemmeno fare 20 metri di corsa”.
Sono stati anni difficili e quasi interminabili, di lotte continue con me stessa e di sogni infranti. Ma, un giorno compresi che: “non tutto viene per nuocere” .
Questa difficile parentesi di vita mi ha fatto molto riflettere ed ho deciso di cambiare completamente il mio cammino di vita. Ne sono uscita più forte di prima e senz’altro più consapevole di quello che la vita mi chiede. Ho deciso così di dedicarmi al mio prossimo più bisognoso avendo conosciuto in questi anni difficili il pensiero e la vita di Madre Teresa.
Sono questi anni in cui ho riscoperto quella Fede che credevo perduta dopo la morte di mio papà e dopo la mia malattia: una Fede ritrovata proprio grazie alla bicicletta e che non mi hanno mai abbandonato venire. Da quelle parole del non poter più fare nemmeno 20 metri di corsa, qualcosa dentro me, mi diceva di prendere uno zaino e camminare. E così feci, con timore ma con fede.
Cosa hai fatto esattamente?
Quei 20 metri di corsa non fatti si sono tramutati in 1200 chilometri a piedi lungo il Cammino di Santiago di Compostela. Il cuore faceva non sempre si comportava a dovere, le paure mi aiutavano a non strafare ma la speranza di poter guarire, era sempre nel mio animo. Così l’anno successivo, decisi di togliere le scarpe da cammino e infilare quella da bici per potere giungere a Lourdes a ringraziare di poter vivere una nuova vita. In solitaria ho attraversato con i suoi 5080 chilometri i luoghi di Fede Lourdes, Santiago, Fatima ed in quest’occasione ho ritrovato “la mia Fede”. L’anno successivo, ancora in solitaria con la mia bicicletta, Torino – Gerusalemme con 6602 chilometri di silenzio e nelle mani di Madre Teresa , attraversando il deserto del Sinai. Quest’anno con la mia fedele bicicletta: Torino – Capo Nord e ritorno. 48 giorni e 8.000 chilometri di silenzio interiore ed ascolto a tutti quegli Angeli che ci sono vicini.
Viaggi sempre sola?
Viaggio sempre in solitaria ma con grande aiuti della provvidenza poiché non ha mai avuto problemi meccanici alla bici, mai a me stessa e quello che credo incredibile e che in tutti questi viaggi e chilometri affrontati, non ha mai forato! E qui ringrazio (vi la chiamate fortuna – io la chiamo provvidenza) poiché è vero che giro il mondo in bici ma della meccanica di una bicicletta, non ne so proprio nulla. Sarebbe meglio se in futuro mi cimentassi almeno un po’ a prendermi cura di ”lei”.
Ti è mai capitato qualche episodio spiacevole?
In tutti i miei viaggi sulla sella della bici, non ha mai incontrato grossi pericoli, a volte spiacevoli incontri come in Giordania con bambini palestinesi che mi lanciavano le pietre o al Cairo dove ho dovuto fermarmi forzatamente per 5 giorni da problemi con la mafia locale. Di ogni situazione che può sembrare negativa, come il partire alle 5 del mattino (del viaggio verso Capo Nord) e come primo sforzo ancora un po’ addormentata il dover pedalare su quella salita di 10 chilometri al 18 e poi al 22% pure sotto una pioggia dirompente a in compagnia di un freddo pungente, non ne faccio un momento negativo ma penso sempre che può essere un insegnamento al mio cammino di vita. O anche quei giorni di caldo estremo nel deserto del Sinai, a temperature di 68 gradi e accamparmi con un sacco lenzuolo per terra e passare lunghe notti in solitaria a stomaco pressoché vuoto, ancora una volta vedo questi momenti con occhi positivi.
Ti prendono per “matta” a casa?
Si, chi mi conosce dice che sono incosciente ma io, nel mio piccolo so che non è pazzia ma è il saper lasciarsi nelle mani della Fede e della sua Provvidenza. Un cammino non facile ma che ho scoperto ed affrontato proprio con la mia bicicletta. Da qui nasce la passione per salire in sella e… partire!
Ma un po’ di allenamento lo fai?
Come affronto questi viaggi? Ovviamente non parto senza aver pedalato almeno un po’ prima del viaggio ma non seguo assolutamente allenamenti specifici o anche solo la parola allenamento. Quando prendo la bici è sempre per piacere e mai per sforzo o dovere. Non ho particolari tabelle di alimentazione anzi sono vegetariana (no carne no pesce), non mangio latticini e derivati per una forte intolleranza e non mangio carboidrati complessi come pasta, riso, pane e dolci vari. Vi chiederete o mi chiederai: cosa mangi e/o come puoi pedalare per tanti chilometri così come fai? In questi anni, per convivere con la mia malattia ho “allenato” il mio corpo a un alimentazione semplice ma efficace e la mente ad affrontare ed accettare i limiti che tutti abbiamo.
Quando si arriva ad accettare una problematica o un limite, la porta si apre.
Una frase?
La vita non è una lotta ma è un dire grazie ed imparare ad accettare.
Tutte le foto

http://www.facebook.com/IoLaMiaBiciEIlMondo


Spesso affianco a noi ci sono delle persone fantastiche e non ce ne rendiamo conto, amare gli altri vuol dire amare anche noi stessi. 

venerdì 19 ottobre 2012

Contro i furti di biciclette a Torino

Ho ricevuto questa mail e credo sia molto interessante:

Ciao, sono un Ispettore della municipale di Torino ma soprattutto un biker sfegatato...visito spesso con interesse il Vs sito e seguo le Vs iniziative.
Mi sto recentemente occupando di un'indagine sui furti di biciclette in città e mi sarebbe molto utile (e lo sarebbe a tutta la categoria) acquisire più informazioni possibili, segnalazioni, denunce, etc... relative a questo fenomeno.
A tale scopo, quindi, vi chiedo se mi date una mano a diffondere l'appello in modo che eventuali vittime di furti recenti o chiunque possa fornire "elementi utili all'indagine" (come si dice in gergo!) possano convergere su di me.
Potete trovarmi al Comando di Via Bologna n° 74, Nucleo di Prossimità - tel. 011.4434308-300; e-mail: PMPROXI@comune.torino.it o civich71@hotmail.com
Grazie

Adriano Petti

unitamente interessante leggere anche questo articolo del quotidiano "La Stampa" 




Meno male........

domenica 14 ottobre 2012

LE CICLOFFICINE POPOLARI

La diffusione e l'utilizzo di massa della bicicletta può liberare la metropoli dalla dittatura dell'automobile. Didier Tronchet nel suo piccolo trattato di ciclosofia diceva : " Dall'alto della bicicletta il mondo è diverso innanzitutto, proprio grazie all'innalzamento del punto di vista. Il ciclista è indiscutibilmente fuori dalla mischia. Busto eretto, mento in alto,  il ciclista fluttua al di sopra della moltitudine, senza disprezzo, ma senza nemmeno curarsi delle desolanti contingenze della terraferma." La bicicletta come stile di vita, diventa così importante avere un luogo dove è possibile riparare, recuperaree immaginare  una bicicletta. Nascono così le CICLOFFICINE POPOLARI che oltre di occuparsi della parte tecnologica sono anche un luogo dove si sviluppano punti di riflessione sul consumo e sugli stili di vita, sulla mobilità e sui trasporti e sull'intero sistema mondo sull'impoverimento e sfruttamento delle risorse del pianeta. Le ciclofficicne sono autogestite e senza scopi di lucro. Nascono dall'iniziativa di quei ciclisti urbani che hanno fatto della bicicletta uno stile di vita basato sulla necessità del recupero e del ricilo dei materiali, sull'efficacia della lentezza, sul rispetto delle diversità e sullo scambio di conoscenze all'interno di strutture orizzontali. Questo fenomeno si è sviluppato in tutto il mondo, dando così a qualsiasi ciclista urbano che affronta un viaggio di poter trovare un luogo dove poter esprimere il suo pensiero e avere l'assistenza necessaria. Nei laboratori delle Ciclofficine Popolari  possiamotrovare l'esperienza di soci esperti messa a disposizione di chi non la ha, per poter acquisire la consapevolezza nell'utilizzo di questo nobile mezzo, ma sopratutto essere indipendenti e in grado di intervenire in modo mirato in caso di guasto. Anche se l'essenza è questa, si  è aperti anche a tutti coloro che non hanno tempo per autoriparare la propria bici e preferiscono affidarla ad altre persone che le riparino per loro, lasciando un'offerta comminsurata al lavoro svolto. Molte officine ciclomeccaniche scartano a priori alcune riparazioni su biciclette molto vecchie perchè antieconomiche, nelle ciclofficne queste riparazioni diventano realizzabili grazie alla passione certosina dei riparatori. Questo tipo di attività coniugato con la creatività di questi laboratori, ha come effetto collaterale la nascita di nuovi ed unici modelli di biciclette.

L' automobile è un mezzo ormai obsoleto. Entra anche tu in una Ciclofficina e vivi la tua veloruzione!




sabato 13 ottobre 2012

MASSA CRITICA - storia e obbiettivi-

Il primo evento di Massa Critica ci fù il 22 Settembre del 1992 e divenne Critical Mass dal secondo incontro.Infatti al primo appuntamento erano solo 40 persone raddopiate solo al secondo incontro. Questa idea nacque in realtà da George Bliss mentre si trovava in Cina, notò infatti che sia i ciclisti che i motociclisti si fermavano agli incroci di grosse arterie autostradali aspettando che il loro numero divenisse critico in modo tale da attraversare  il tratto in tutta sicurezza. Una massa che si muove compatta e inesorabile. Il termine massa critica è utilizzato, infatti, anche dai sociologi che sostengono che una rivoluzione sociale sia possibile solo dopo che una quantità critica di supporto popolare sia assicurato. Questo concetto è il fondamentale di chi partecipa alle Critical Mass, ovvero la convinzione che il miglioramento della mobilità urbana si possa migliorare solo grazie all'uso delle biciclette e di tutti i mezzi alternativi rispetto all'uso privato della automobile. 
La Critical Mass esprime al massimo il concetto di libertà della bicicletta infatti non ci sono gerarchie, tesseramenti, quote di partecipazione  o organizzazioni di eventi, ma solo la certezza di una data di incontro alla quale si può partecipare senza nessun vincolo. Il percorso stesso non è mai organizzato ma deciso sempre all'ultimo momento, affidandosi spesso all'esperienza dei partecipanti che propongono percorsi a loro conosciuti, magari portando anche cartine e fotocopie che possono donare ai partecipanti affinchè ne possano avere traccia per il futuro. Un ordine interno e difensivo all'interno delle masse critiche e spontaneo c'è, infatti alcuni partecipanti volontariamente fermano il traffico mettendosi davanti alle macchine, tutelando così la compattezza del gruppo difendendolo da tutti i mezzi motorizzati. Questo permette al gruppo di appropriarsi anche di spazi che spesso sono riservati al transito dei mezzi motorizzati.Proprio perchè rappresentazione di una libertà oltre al concetto di ciclabilità urbana, si possono sviluppare all'interno degli incontri scambi culturali di pensieri individuali o di altre lotte sociali che si possono trovare valido sostegno all'interno del Gruppo dei partecipanti. Proprio per marcare l'importanza della massa, spesso si trasgredisce alle regole, ma stà ai partecipanti limitare che la contestazione da costruttiva sfoci in fenomeni di violenza e di disagio per gli stessi partecipanti. Pochi partecipanti non riescono a dare luogo a una buona Critical Mass, in alcune città la partecipazione è talmente alta e sentita che l'invasione è assicurata.

giovedì 4 ottobre 2012

Domenica 7 Ottobre 2012 : "PEDALATA PORTICI DI CARTA"


PEDALATA PORTICI DI CARTA domenica ECOLOGICA 7 ottobre

Nella DOMENICA ECOLOGICA del prossimo 7 ottobre 2012
Bici&Dintorni Fiab Torino nell’ambito della manifestazione   propone una pedalata non competitiva sulle piste ciclabili cittadine aperta a tutta la cittadinanza.  Ritrovo ore 9.30 in Piazza Statuto Monumento Traforo Frejus.                                        Sarà possibile aggregarsi al gruppo in qualsiasi momento lungo il percorso. All’arrivo in P.zza San Carlo sarà fatta una foto di gruppo, si suggerisce quindi di portare con voi un libro da esibire durante la foto e dar vita ad un grande e nuovo fenomeno il “BIKE BOOK CROSSING”. leggi il programma
Conduce la pedalata Leo Giglio.
Una pedalata da non perdere....


venerdì 28 settembre 2012

ATTENZIONE AUTOMOBILISTI : la web cam è nel casco

Ormai la web came nel casco è diventata di largo uso, sopratutto per chi fà cicloturismo per immortalare momenti da ricordare mentre si pedala o per i bikers per riprendere un'avventurosa discesa in mountain bike. Un londinese Ben Porter ha utilizzato questo strumento per ottenere giustizia nei confronti di un'automobilista gli aveva tagliato la strada si era fermato sceso e iniziato ad insultarlo, per poi risalire in macchina e andarsene, pensando che l'avesse fatta franca. Peccato che la web came aveva ripreso tutto compreso la targa e il modello dell'autovettura. Il ciclista non si era fatto male ma comunque non riteneva giusto il tipo di comportamento per cui ha denunciato l'automobilista allegando il filmato. Il giudice ha ritenuto il filmato una prova sufficiente per condannare l'automobilista a 350 euro di nulta e 5 punti dalla patente. Per cui automobilisti state attenti a come vi comportate e noi ciclisti pensiamo a sistemare al meglio i nostri caschetti

giovedì 6 settembre 2012

L'importanza di rendersi visibili

Ritengo sia giusto battersi per i diritti dei ciclisti ma credo che sia giusto pensare alla prevenzione dei ciclisti. Da ciclista urbano, ora che si sono accorciate le giornate, purtroppo, noto che moltissimi ciclisti sono quasi invisibili persino ai pedoni, per cui figuriamoci agli automobilisti.
Per capire bene vi propongo un filmato veramente molto importante per capire il concetto, guardatelo con attenzione.




FATE GIRARE QUESTO VIDEO A TUTELA DI TUTTI I CICLISTI

domenica 2 settembre 2012

IN PILLOLE: Importanza della scelta della sella per le donne

La scelta sulla tipologia di sella da utilizzare non ricade solo sull'uomo per i problemi che abbiamo già affrontato, ma anche e sopratutto per la donna. Le donne infatti sono soggette ad avere delle manifestazioni di cistite che in generale e' un'infiammazione o un'infezione, causata dalla presenza di germi e batteri che risalgono il canale uretrale. Nella donna  a differenza dell'uomo questo canale è decisamente breve, esponendo quindi l'uretra a facili intromissioni di germi. Ovviamente ci sono anche altre cause che possono determinare una cistite e diversi gradi di infiammazioni, ma in questa sede ci vogliamo occupare di una delle cause: tutti quegli sport che possono creare delle irritazioni date da sfregamento delle parti intime per un periodo di tempo prolungato come ad esempio il Ciclismo. Il problema è quindi lo sfregamento con conseguente infiammazione delle parti intime: importante la scelta dei pantaloncini da utilizzare per andare in bici  che non siano eccessivamente stretti e con le cuciture non localizzate nella parte centrale, possibilmente non in tessuti sintetici scadenti e possibilmente traspiranti. Importante è anche la protezione tecnicamente chiamata FONDELLO simpaticamente chiamata "pannolone" per la posizione in cui è situata, questa infatti ha lo scopo di evitare gli sfregamenti e attriti di parti sensibili sopratutto quando si percorrono molti km. Molto importante è la pulizia della sella sopratutto d'estate quando si utilizzano pantaloni e gonne particolarmente sottili. Oltre l'attenzione ai capi di abbigliamento e intimi, fondamentale è l'utilizzo di una sella che vi permetta un livello ottimale di comfort. Le selle per le bici non sono tutte uguali, infatti molti produttori  di questo componente,  creano solitamente una linea dedicata al gentil sesso che,  prende in considerazione la conformazione anatomica di cui parlavamo prima a prevenzione di questa infiammazioni. In questa immagine che ho pubblicato potete vedere un'esempio di anatomia che può offrire una sella femminile che come vedete è praticamente totalmente aperta nella parte centrale. Un piccolo particolare che non bisogna assolutamente trascurare per rendere più gradevole l'uso della bicicletta. Ovviamente la sella è sempre una cosa molto personale, bisogna quindi sceglierla con molta calma e pazienza.

Riporto dei link di  alcuni produttori di selle e di linee di selle per donne:


giovedì 23 agosto 2012

Un carretto camperizzato dalla Cina: "LA DOLCINA GABBIANI"





Quando avevo visto il progetto iniziale della Dolcina Gabbiani, ero rimasto veramente colpito ma vederla finita mi ha affascinato. Curato in tutti i particolari e non è stato trascurato nulla, l'intento della sua creatrice quello di perfezionarla sempre di più. Lo scopo? Portare una ventata di novità in giro per l'Italia e far riscoprire quei valori che si sono persi. Infatti la Dolcina Gabbiani con la sua originalità ti rende curioso come un bambino e ti fà sentire la forza di un'abbraccio. La Dolcina inoltre lungo il suo percorso raccoglierà per i paesi o per le città lettere o messaggi che saranno recapitati a mano.
Fate girare queste foto e se la vedete in giro lasciatele i vostri messaggi

sabato 4 agosto 2012

Non serve il casco ma più buonsenso

Avevo deciso di chiudere per ferie, ma poi su twitter ho letto delle discussioni che mi hanno lasciato sbigottito: obbligatorietà del casco per i ciclisti. Personalmente sono stato sempre dell'opinione che quando si ricorre alla messa in vigore di una normativa è perchè manca il buon senso di gestire la cosa e quindi è necessaria una norma che sia sanzionatoria. La sanzione serve come effetto deterrente a evitare che si trasgredisca, dopo la norma si cominciano a raccogliere pochi frutti che fanno gonfiare il petto a tutti coloro che si sono battutti per la causa.La norma diventa una delle tante norme e si và avanti così. Nessuno mai ha pensato che invece di sviluppare una norma forse sarebbe il caso di sviluppare il BUON SENSO? Sulla mia bici ho il contachilometri e non ho mai visto una velocità ,in città, superiore ai 20 km/h. E' risaputo da chi almeno una volta ha messo il deretano sul sellino che le cadute rovinose avvengono prevalentemente da fermo o quasi fermo Il ciclista gestisce il movimento dinamico del suo corpo ( inteso come movimento vettoriale delle forze) e quello del peso della bicicletta che male che và possono essere 20 kg in città e qualcosina di più in viaggio. L'automobilista deve gestire situazioni completamente diverse e pesi completamente diversi che sostanzialmente non è in grado di gestire visto che il numero di incidenti mortali non è sostanzialmente diminuito o comunque in generale il numero di incidenti non è assolutamente e concretamente mutato. Il problema quindi è l'automobilista che non è in grado di condurre in modo idoneo l'autovettura. Il casco per il ciclista è un modo per poter sviluppare l'arroganza e la presunzione di poter contestare  una  mancanza  e quindi lavarsi la coscienza : se aveva il casco non si sarebbe fatto niente. Tra l'altro i gran fondisti quando sono in sella alle loro bici mettono sempre il casco ma per una loro protezione perchè sanno che sono in sella a una bici che và forte. Eppure non c'è nessuna normativa, ma c'è una consapevolezza.
Esprimo con questo mio vissuto il concetto: mattino presto stò andando a lavorare percorro una pista ciclabile a doppio senso quando un gruppo di pedoni usciti da un negozio stanno tranquillamente facendo salotto invadendo tutta la pista ciclabile, nonostante la strada per loro permetta di soggiornare altrove. Il ciclista comincia a far tuonare il suo campanello per chiedere di sgombrare la pista ma purtroppo non tutti sono così intelligenti da capire come levarsi dalla strada e uno si becca una spallata. Nessuno si è fatto niente. Esclamazione della persona: " Guarda che sulla pista ciclabile il ciclista deve dare la precedenza ai pedoni!".
Questa frase all'inizio mi ha fatto imbestialire tanto che è nata una piccola discussione, ma poi pensandoci a sangue freddo il concetto non è totalmente sbagliato, anche se non  c'è una normativa il buon senso tende a portare rispetto a chi è più "indifeso". Ero convintissimo di avere ragione ma mi sono accorto di essere stato più stupido di un'automobilista. Pensate sarà sciocco ma io quando con la macchina vedo dei piccioni sulla strada suono per farli allontanare e a volte mi fermo anche.
Cominciamo ad amare di più il prossimo e a tutti coloro che vanno in macchina, quando vedete un ciclista per la strada pensate non che quello sia un'estraneo ma pensate che potrebbe essere la persona che amate di più al mondo e rispettatela come se fosse lei. Perchè ognuno di noi ha a casa qualcuno che ci ama e ci rispetta. Non ci sarà bisogno di nessun casco e di nessuna normativa.

giovedì 26 luglio 2012

Le ferrovie tedesche: DB Bahn

Al contrario delle Ferrovie Italiane che non si impegnano minimamente per sostenere e incentivare l'uso delle bicicletta, anzi ne limitano il numero sui nostri treni regionali, le Ferrovie tedesche DB Bahn fanno molto di più, purtroppo. Infatti nessuno ne è a conoscenza, ma già da tempo sulle nostre rotaie passano i treni delle ferrovie tedesche che fanno fermata in alcune stazioni. Il prezzo del loro biglietto, ovviamente, non è assolutamente paragonabile al nostro (nel rapporto costo percorrenza), senza parlare del tipo di servizio e le vetture. Ovviamente non chiedete informazioni presso le biglietterie o le stazioni perchè nessuno saprà dirvi niente. Di fatto per le Ferrovie Italiane questi treni sono dei fantasmi. Un trasporto low cost che bisogna prenotare su internet e per tempo, infatti salendo al volo sul treno all'ultimo momento il conto è un pò più salato del low cost, ma offrono la possibilità di fare il biglietto sul treno. Insieme a loro si sono schierati anche i colleghi della Obb ferrovie Austriache che forniscono lo stesso tipo di servizio con prezzi molto bassi.  Ma non si limitano a fare trasporto passeggeri ma anche una sorta di info viaggiatori turistica, anche per noi ciclisti. Organizzano e pubblicano infatti nelle ricorrenze e nelle festività treni in offerta che ti portano a visitare i posti più belli. Visto che siamo in tema di vacanze vi consiglio di dare un'occhiata a questo link:
http://www.bahn.com/i/view/ITA/it/services/overview/viaggi-con-la-bici.shtml

http://www.obb-italia.com/

domenica 22 luglio 2012

Ruote della bici rumorose

A volte, sopratutto nelle bici datate o che utilizziamo su strade miste , può capitare che facciano un rumore di rotolamento alternato a degli scricchiolii. La prima operazione da fare è quella di smontare la ruota e afferrando la parte filettata del mozzo della bicicletta verificare che non ci sia gioco. Questa operazione si può effettuare afferrando con due dita l'alberino, dove si avvita il dado di fissaggio della ruota, tirandolo verso l'alto e verso il basso noteremo se avrà una notevole escursione. In caso di escursione dovremmo stringere i coni che tengono le sfere di rotola mento, diversamente dovremmo smontare l'alberino, recuperare le sfere, pulire la sede e rimontare il tutto. Vediamo la procedura di ripristino totale:
1. Dove abbiamo l'alberino di fissaggio del dado abbiamo un dado piatto seguito da una rondella e un nuovo dado con una forma diversa rispetto al precedente chiamato cono.
2. Con una chiave piatta a misura terremo fermo il nostro cono e svitiamo il controdado che segue la rondella dopo il cono;
3. Senza sfilare tutto l'alberino, mattiamo un foglio o un giornale pulito e ponendoci sopra svitiamo prima il controdado, la rondella e poi completamente il cono, facendo però molto attenzione a tenere la ruota vicino al nostro giornale in modo tale che le sfere che ne dovessero fuoriuscire non vanno perse;
4. Finito di recuperare le sfere dal lato sinistro o destro, contiamo il numero di sfere (solitamente pari) e girando la ruota dal lato opposto sfiliamo completamente l'alberino senza svitare il cono opposto, recuperiamo le sfere anche da questo lato e le contiamo;
5. Puliamo le sfere verificando che siano intere e non siano rigate o danneggiate altrimenti sono da sostituire;
 6. Con uno straccio asciutto e un piccolo cacciavite andiamo a pulire la sede in cui alloggiavano le sfere, ovvero il mozzo delle ruota dove sono ancorati i raggi. Per facilitare la pulizia possiamo utilizzare dello sgrassante spray, che comunque asciugheremo minuziosamente con uno straccetto;
7. Prendiamo un barattolo di grasso minerale e lo mettiamo in abbondanza nella sede di rotolamento delle sfere, questa operazione và fatta prima dal lato dove abbiamo sfilato l'alberino con il cono che non abbiamo svitato;
8. Mettiamo una punta di grasso sul dito e recuperando una sfera alla volta la portiamo all'interno della sede, il grasso le terrà ferme tra di loro evitandole di cadere;
9. Sistemate tutte le sfere da un lato abbondantemente ingrassate, spostiamo la ruta dalla posizione orizzontale mettendola in verticale per poter mettere tutte  le sfere dal lato opposto;
10. Verificate bene con il dito che le sfere ci siano tutte e tra di loro non ci siano spazi lasciati da sfere mancanti, e senza disturbare la stasi delle sfere infiliamo il nostro alberino;
11. Avvitiamo quindi il cono libero e arrivati al fondo lo serriamo delicatamente con le dita facendo ruotare l'alberino e verificando la mancanza di gioco e quindi la necessità di stringerlo ancora un pò o allentarlo, meglio un pò più libero che troppo serrato;
12. Verifcato la giusta calibratura (senza oscillazione e con una liearità eccelente in rotazione) con la chiave piatta teniamo fermo il nostro cono e dopo aver inserito la rondella avviteremo il controdado, senza permettere al cono e all'alberino di muoversi;
Facendo girare l'alberino della ruota noteremo che quel rumoraccio non c'è più e possiamo rimontare la nostra ruota.
Su alcune ruote posteriori è necessaario per questa operazione togliere il pacco pignoni ma la procedura è la stessa.


sabato 21 luglio 2012

ESITO DELLA FIACCOLATA IN MEMORIA DI GIAN MATTEO

DOMANI SERA ALLE ORE 22,00 APPUNTAMENTO IN PIAZZA PALAZZO DI CITTA'

A TORINO PER UNA FIACCOLATA IN MEMORIA DI GIAN MATTEO. 


Quando vado a queste manifestazioni, sono sempre un pò emozionato, sarà la paura della commozione e ieri sera mi sono commosso. Non chiedetemi, come hanno fatto, chi c'era e come si chiamava, a parte qualcuno e i giornalisti, ho visto solo dei ciclisti che non indossavano nessuna pettorina di associazione, ma che con un composto silenzio, scambiavano delle opinioni su questo macabro evento, accendevano una candela o rimanevano in silenzio avvolti dal suono delicato dei tanti campanelli delle bici che facevano da sfondo. A tutti anche quelli che non conoscevano Gian Matteo, importava solo che era un ciclista, anche se occasionale, che aveva diritto di poter attraversare sulla pista ciclabile senza perdere la vita. Sicuramente il fato ci mette del suo, ma se la vita fosse affrontata in maniera diversa, il conducente dell'auto avrebbe potuto sicuramente rimandare l'evento. Non voglio prendere le difese, ma sicuramente una persona che si costituisce è una persona che ha una coscienza, chissà sul momento cosa gli è passato per la testa o cosa stava vivendo comunque sia ha fatto la cosa migliore. Chi và in bici quando cade si fà male ma non danneggia nessuno se non se stesso, al massimo può rigare una portiera o rompere lo specchietto di una macchina, ma per chi utilizza l'autovettura è il contrario: oltre alla possibilità di farsi male c'è la possibilità di fare del male agli altri utenti della strada. Non dimentichiamoci che una bicicletta pesa al massimo 12 kg una macchina molto di più. Le automobili oramai sono entrate nella vita comune, ma sono sempre un oggetto che spesso per varie cause può diventare incontrollabile.
Un corteo di ciclisti è partito successivamente da P.zza palazzo di città per una pedalata commemorativa, appropriandosi di tutto lo spazio di cui avevano bisogno, come a simboleggiare un giro per la città a Gian Matteo ma stavolta senza rispettare assolutamente le piste o i segnali stradali, noi ti abbiamo portato nel nostro cuore in giro per la città che ti ha voluto e che sempre ti ricorderà con affetto. Non sono mancati, ovviamente, i maleducati che non hanno assolutamente rispettato il raccoglimento delle persone del corteo, ma questo fà parte di quelle innumerevoli persone che rappresentano un pericolo per i ciclisti e per tutti gli avventori della strada. Il ritorno ha visto un momento di profonda commozione sopratutto quando al suono dei campenelli si è aggiunto un fragoroso ma pacato applauso.
Non dobbiamo aspettare che ci scappi il morto per avere un momento così profondo di raccoglimento, non dobbiamo permettere che queste cose accadano ancora, ma sopratutto non dobbiamo dimenticare mai e fare in modo che questo ieri e la morte di Gian Matteo sia l'inizio di un cammino per la sicurezza di tutti e non un vano sacrificio.

domenica 15 luglio 2012

che fine ha fatto l'auto ad aria?


L'auto ad aria è... volata via
Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire. Perché?
VIVAMO IN UN MONDO DOVE CI VOGLIONO FAR CREDERE CHE IL PETROLIO E'
IMPORTANTE QUANTO L'ACQUA
QUESTA DEVE DAVVERO FARE IL GIRO DEL MONDO!
Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per
diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la
"Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria
compressa, costruita interamente in alluminio tubolare,fibra di canapa e resina,
leggerissima ed ultraresistente.
Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di110 Km/h e
funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.
Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata
d'estate per l'impianto di condizionamento.
Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il
compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole di aria compressa,
che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.
Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche la
manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.
Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire, nel suo
allestimento più semplice.
Qualcuno l'ha mai vista in Tv?
Al Motorshow fece un grande scalpore, tanto che il sito www.eoloauto.it venne subissato di
richieste di prenotazione: chi vi scrive fu uno dei tanti a mettersi in lista d'attesa, lo
stabilimento era in costruzione, la produzione doveva partire all'inizio del 2002: si trattava
di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina,
dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione,
da tutto un sistema interamente basato sull'autodistruzione di tutti per il profitto di pochi.
Insomma l'attesa era grande, tutto sembrava essere pronto, eppure stranamente da un
certo momento in poi non si hanno più notizie.
Il sito scompare, tanto che ancora oggi l'indirizzo www.eoloauto.it risulta essere in vendita.
Questa vettura rivoluzionaria, che, senza aspettare 20 anni per l'idrogeno (che costerà alla
fine quanto la benzina e ce lo venderanno sempre le stesse compagnie) avrebbe risolto
OGGI un sacco di problemi, scompare senza lasciare traccia.
A dire il vero una traccia la lascia, e nemmeno tanto piccola: la traccia è nella testa di tutte
le persone che hanno visto, hanno passato parola,hanno usato Internet per far circolare
informazioni.
Tant'è che anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei
risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia.
Come stanno oggi le cose, previsioni ed approfondimenti. Il progettista di questo motore
rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi
continui. I 90 dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono
attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto.
I dirigenti di Eolo Auto Italia rimandano l'inizio della produzione a data da destinarsi, di
anno in anno.
Quali considerazioni si possono fare su questa deprimente vicenda? Certamente viene da
pensare che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo che renda gli
uomini indipendenti.
La benzina oggi, l'idrogeno domani, sono comunque entrambi guinzagli molto ben
progettati.
Una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi nè di cambi olio,che sia semplice e
fatta per durare e che consumi soltanto energia elettrica, non fa guadagnare abbastanza.
Quindi deve essere eliminata, nascosta insieme a chissà cos'altro in quei cassetti di cui
parlava Beppe Grillo tanti anni fa, nelle scrivanie di qualche ragioniere della Fiat o della
Esso, dove non possa far danno ed intaccare la grossa torta che fa grufolare di gioia le
grandi compagnie del petrolio e le case costruttrici, senza che "l'informazione" ufficiale dica
mai nulla, presa com'è a scodinzolare mentre divora le briciole sotto al tavolo...., facciamo girare queste informazioni!!!
LA GENTE DEVE SAPERE!!!!!!!

sabato 14 luglio 2012

"Ciao Giorgia : quando neppure la morte fà notizia"

Riporto in modo completamente integrale quanto scritto dall'amico Paolo Pinzuti, in quanto non credo sia il caso di fare un riassunto ma di riportarlo e farlo girare per sensibilizzare e far conoscere a tutti come realmente stanno le cose.



C’è una notizia che non ha fatto notizia. Sto parlando della morte di Giorgia Graziano.
Giorgia aveva 13 anni, è stata investita da un’auto mentre attraversava la strada in bicicletta per andare a scuola a controllare i risultati dell’esame di terza media, appena superato con il massimo dei voti. Il suo corpo è stato sbalzato a 15 metri dal luogo dell’impatto, poi la corsa verso l’ospedale, due settimane di agonia, finché non c’è stato più niente da fare.
È morta ieri e la sua scomparsa è stata accompagnata dal silenzio più assordante. Quasi tutta la stampa ha accuratamente omesso di riportare la notizia, forse i giornalisti del nostro Paese erano troppo occupati a parlare del cane Lennox, del presunto figlio di Balotelli e della Fico, degli amori di Belen e del ritorno in politica di Berlusconi.
L’omicidio di una ragazzina di 13 anni è stato evidentemente considerato come “non rilevante” o incapace di stimolare l’interesse del pubblico. Eppure se le avessero sparato o le fosse scoppiata accanto una bomba le telecamere di tutta Italia sarebbero immediatamente accorse per mostrare la macchia di sangue ancora visibile sull’asfalto o il tabellone della scuola con il suo nome in bella vista.
Trovo il silenzio della stampa sconcertante, omertoso, soprattutto perché un caso come questo si presta perfettamente al tipo di sciacallaggio mediatico a cui siamo abituati in Italia: già mi immagino la gigantografia del volto della ragazzina sul maxischermo di Porta a Porta e un eccitatissimo Bruno Vespa armato di bacchetta pronto a indicare il plastico innanzi a sé per ricostruire la dinamica dell’incidente; l’intervista in esclusiva al disgraziato che l’ha investita e che adesso non riuscirà a chiudere occhio, divorato dal rimorso, per i prossimi 10 anni. Gli ospiti in studio sarebbero poi la ciliegina sulla torta: il conduttore si rivolgerebbe prima al rappresentante del ministero dei trasporti per chiedere “ma andare in bicicletta è davvero così pericoloso?” e poi all’esperto di urbanistica “era possibile evitare questo incidente?” e via disquisizioni sulla velocità di progetto della strada teatro dell’omicidio. A questo punto Vespa chioserebbe con un “ma quindi realizzando dei rallentatori all’altezza dell’attraversamento, si sarebbe potuto evitare questa tragedia! Chiediamo all’ufficio competente del Comune perché l’attraversamento in sicurezza non è stato realizzato” e l’inviato lì, pronto col microfono a rimbalzare la domanda. L’assessore del Comune si arrampicherebbe sui vetri per trovare una scusa che non regge, per poi finire dando la colpa al patto di stabilità che non offre la possibilità di realizzare lavori di ripensamento delle strade, nemmeno quelli preventivati dal 1982.
Il provocatore di turno in studio evidenzierebbe allora l’evidente: “la maggior parte delle nostre strade non sono state progettate per tutelare le persone, ma per essere percorse in velocità” e questa affermazione farebbe immediatamente insorgere il perito pronto a evidenziare che il conducente guidava un’auto ormai antiquata e inefficiente e che magari era affetto da una qualche forma di miopia e aveva bevuto mezzo bicchiere di vino e poi aveva l’autoradio accesa che lo distraeva. Ma intanto qualcun altro solleverebbe subito la questione: “ma se il patto di stabilità  e la spending review obbliga i Comuni, le Province e le Regioni a rivedere attentamente il proprio budget, è possibile che le velocità massime debbano essere riviste al ribasso a causa della poca manutenzione delle strade?”. Panico e imbarazzo in studio.
La morbosissima trasmissione, fiore all’occhiello del giornalismo trash italiano avrebbe però portato sotto gli occhi di tutti una necessità imminente: riprogettare le nostre strade e ripensare gli incroci più pericolosi. Esattamente quello che chiede il secondo punto del manifesto di #salvaiciclisti.
Forse aprire il vaso di pandora della morte di Giorgia innescherebbe un circolo virtuoso (o vizioso) di domande a cui dare risposta che sarebbero veramente difficili da gestire: per i direttori dei giornali e dei tg è più facile pubblicare servizi sulla cellulite della Gregoracci, sul caldo così caldo che non ha mai fatto così caldo e sulle ultime alleanze politiche di partiti senza programma.
Si fa meno fatica e con questo caldo, poi…
Ciao Giorgia.
RIFLETTIAMO ATTENTAMENTE! 

martedì 10 luglio 2012

LE BICI AMMORTIZZATE

Spesso nascono delle discussioni sull'efficacia dell'uso di una bici biammortizzata o meno. Abbiamo rivolto questa domanda a un esperto di mountain bike che ci ha risposto così :
"Ricordiamo innanzitutto che i principali ammortizzatori sono le gambe e le braccia. Per questo la tecnica di guida non cambia molto a seconda che stiamo pedalando su una bici rigida, front o bi-ammortizzata. Con una bici rigida il ciclista deve essere pronto ad assorbire ogni asperità del terreno usando solo braccia e gambe. La fatica sarà certamente maggiore. Con una front si deve cercare di mantenere sempre la massima aderenza della ruota anteriore: si carica il manubrio spostando leggermente in avanti il peso ( basta abbassare un pò le spalle) per tenere la ruota schiacciata a terra . La full aiuta il ciclista perchè è lei che assorbe le asperità del terreno. Tuttavia le escursioni degli ammortizzatori sono limitate, in genere molto meno di una spanna,non dobbiamo pertanto rinunciare all'azione ammortizzante delle braccia e delle gambe. Un conducente irrigidito su una bicicletta è sempre controproducente.Pur essendo necessario caricare il manubrio anteriore, per garantire l'aderenza della ruota anteriore, il peso non deve essere sbilanciato in avanti rischiando di lasciare il carro posteriore alleggerito, rischiando di perdere l'aderenza della ruota posteriore. Se da un alto la bi-ammortizzata facilita la progressione, d'altro canto richiede una maggiore sensibilità di guida. Infatti se ci troviamo su asfalto e dobbiamo affrontare una salita la cosa migliore, nel caso in cui c'è,è agire sul blocco dell'ammortizzatori eliminando dissipazioni di energie e scomode escursioni, ovviamente su una strada sconnessa faremo l'esatto contrario"
Grazie al Sig. Marco de Mtb travel e Buona Pedalata.

giovedì 7 giugno 2012

Impianto di illuminazione : La dinamo

Spesso ci siamo trovati a discutere sulla visibilità dei ciclisti e sul fatto che spesso sono sprovvisti di segnali catarifragenti e luminescenti. Ultimamente vanno di moda queste lucine a led o quelle normalmente alimentate a pile, in un caso o nell'altro le pile si possono scaricare e può capitare di dimenticare di sostituirle. Nelle bici di una volta c'erano le dinamo che creavano una resistenza alla pedalata e così spesso venivano disattivati.


LA DINAMO è una macchina rotante che trasforma un lavoro meccanico in energia elettrica continua, con due polarità positiva e negativa (o neutro). Essa è costituita da un magnete permanente posto sul rotore e una serie di spire e lamierini che formano lo statore. Per rotazione non parallela ma angolare del campo magnetico generato dal rotore con un circuito chiuso da un utilizzatore lampadina/e avremo un passaggio di corrente.
Sostanzialmente noi dalla dinamo vediamo attaccato solo un cavo e non capiamo spesso come mai la nostra lampadina non si accenda. Ebbene sulla lampadina sempre e comunque le fasi da attaccare sono due: una sul fondo nella parte nera e l'altra nella parte metallica dove abbiamo l'avvitatura. Su qualsiasi tipo di batteria abbiamo il polo positivo e un polo negativo in quanto il circolo degli elettroni và dal punto a potenziale più alto a un punto a potenziale più basso. La cosa importante è avere un potenziale alto che corrisponde all'uscita della dinamo e un potenziale basso a zero o meglio a terra rappresentato dall'attacco sul telaio della bici, questo è il motivo per cui vediamo un solo cavo attaccato sulla dinamo. Se questo cavo per un motivo qualsiasi si taglia e tocca sul telaio ecco che il circuito si chiude prima escludendo le nostre lampadine.

Sulle bici di oggi spesso la dinamo è integrata nel mozzo della ruota anteriore e l'attrito che genera è inpercettibile al contrario delle bici di una volta così come spesso sopratutto nei fari posteriori le lampadine tradizionali vengono sostituite da lampadine a led con una potenza inferiore e un effetto luminoso anche quattro volte superiore, avendo la possibilità di usufruire di una basetta elettronica che accumula l'energia elettrica per 5 minuti in caso di sosta. Questo tipo di lampade sono poco adatte per l'illuminzione anteriore in quanto non riescono a generare una proiezione luminosa sufficiente da rendere visibile la strada in lontananza.

Il problema del famoso cavo che se ne andava a spasso per tutta la bici può essere tranquillamente risolto utilizzando un conduttore e incollandolo nella parte inferiore del nostro telaio ricordando sempre di usare un collante che sia anche un'ottimo isolante.

con una buona dinamo montata e un semplice impianto elettrico potremmo rendere la nostra bici bella sia di giorno che di notte e goderci in una tutta tranquillità la frescura delle notti estive. Un piccolo sforzo in più ma almeno mi illumino di più.

domenica 3 giugno 2012

Nasce il logo della Ciclofficina Popolare Cecchi Point

Il logo che abbiamo deciso di utilizzare per identificare la nostra Ciclofficina Popolare, riassume i loghi delle tre Associazioni che la compongono: 1. la grafica principale dedicata alla associazione Muovi Equilibri alla quale noi apparteniamo; 2. la mano ferrata che impugna la chiave meccanica simbolo delle Ciclofficine Popolari e di tutte quelle battaglie che Massa Critica opera per il rispetto dei Ciclisti e della mobilità ecosostenibile, scopo indissoluto della nostra presenza; 3. il simbolo del Cecchi Point struttura che ci ha messo a disposizione gli spazi che ci consentono di svolgere questa attività. E' la prima volta che abbiamo realizzato un logo a mano libera, proprio per rimanere sul tema della semplicità e della genuinità di quello che ci proponiamo di fare per tutti i ciclisti e per l'ambiente.

Se vuoi lascia un commento.

giovedì 24 maggio 2012

RIVERNICIAMO LA NOSTRA BICICLETTA

Rispolverare la bici dopo un inverno di cantina o comprarne una usata il problema del lifting è sempre da risolvere. Purtroppo si perchè spesso e volentieri, anche l'occhio vuole la sua parte e i più pignoli non accettano di avere graffi o demaltature ancor peggio tracce di ruggine. Fate sempre attenzione che quelli che crediamo siano graffi non siano crepe o telai danneggiati. Cominciamo pure:
1. laviamo bene e sgrassiamo a fondo la nostra bici per avere una visuale migliore della situazione;
2. Prendete della lana di acciaio o una paglietta abrasiva per togliere residui di ruggine o in caso di graffio il 50% degli stessi;
3. Se decidete di rifare tutto il telaio cambiando completamente il colore, dovrete smontarvi completamente tutta la bici: un buon modo di fare anche della manutenzione , altrimenti potete coprire con dei giornali e della carta adesiva le parti che non intendete trattare;
4. con un prodotto levaetichette toglieremo eventuali etichette, personalmente le tolgo con la nitro o la benzina un pò più lungo ma efficace come metodo
5 con della carta vetro all'acqua 120 torniamo sulle superfici che abbiamo precedentemente trattato e dopo aver bagnato la carta andremo a rendere opaca tutta la superficie danneggiata o da verniciare;
6. Con della nitro sgrassiamo bene tutto il telaio;
7. Non fatevi ingannare dalle vernici che asciugano troppo in fretta con il tempo tendono a screpolarsi;
8. Prima di iniziare a spruzzare fate una prova su un cartoncino;
9. Cominciamo la verniciatura ricordando sempre che è meglio passare più mani di vernice aspettando ovviamente, che le mani precedenti siano asciutte;
10. Con la carta di rifinitura andiamo a carteggiare i grumi o le piccole scolature di verniciatura e se dovesse essrcene bisogno una spruzzatina di vernice per rifinire. Quando usate la vernice tra una mano e l'altra ricordate sempre di pulire bene l'uggello;
11. Se la verniciatura non è venuta brillante ma in alcuni punti opaca non preoccuaptevi, dopo che si è ben asiugata, una bella passata con pasta ravviva vernice e il gioco è fatto.
Rimontate il tutto e buona passeggiata.

mercoledì 16 maggio 2012

Lo spinotto blocca pedali

Nelle nuove biciclette la pidivella dove sono agganciati i pedali sono per lo più a vite, mentre nelle vecchie biciclette sono fissate da uno spinotto. Quando pedalando sentiamo che uno dei pedali ha un pò di gioco ci dobbiamo premunire di cambiare subito lo spinotto, dopo aver verificato che il movimento centrale sia giustamente serrato. Questi spinotti solitamente sono di un materiale ferroso sostanzialmente morbido, per cui se sostituito per tempo è molto difficile che il gioco che si è vnuto a creare danneggi l'alberino del movimento centrale, fino a quando sarà il pedale stesso a consumarlo. Quindi svitando il bulloncino cercheremmo di estrarre il vecchio perno, magari mettendoci un pò di svitol, procederemo poi a verificare e pulire tutti i componenti, a questo punto il trucco per fare un buon lavoro: gli spinotti devono sempre avere la testa sui  pedali con la teste e il dado oppsti, se lo spinotto non dovesse entrare tuttu ma solo una piccola parte andremo con un trangolino a limare la parte piatta, possibilmente la parte in basso salendo lentamente verso l'alto. State attenti però a questa operazione và effettuata un pò per volta, poi inseraimo lo spinotto limato nella sede per vedere se avanza regolarmente. Assesteremo un colpo di fissaggio  solo quando vedremo che il perno è stato inserito regolarmente, ovvero quando gran parte della parte con la filettatura non è uscita. Quando andiamo a stringere il dado posto sulla filettatura non dovete esagerare nello stringere il compito di quel dado è solo di evitare lo scivolanento del perno.
In sella e buona pedalata

domenica 13 maggio 2012

BICI + TENDA

Ultimamente la mia vecchia attrezzatura, bici compresa, erano da cambiare e sinceramente i prezzi erano abbastanza pesantini, ho quindi deciso di tentare con i prodotti di Decatlhon che si sono rivelati onesti in un rapporto qualità prezzo. Tra le altre cose indubbiamente per chi deve utilizzare l'attrezzatura sportiva per un uso più estremo sicuramente il prezzo sale, rimanendo però sempre in cifre alla portata di tutti. Personalmente con la mia bici + tenda l'uso è nella bella stagione per cui temperature miti e non particolarmente rigide. Questo lo dico , in qunto la tenda ha comunque un grado di protezione termico differenziato a seconda del luogo dove la si monta, così come il sacco a pelo. Dovendo partire con la bici + tenda è importante valutare la destinazione per poter avere attrezzatura più o meno ingombrante e pesante. Sostanzialmente tutte le tende sono anti pioggia, anche se personalmente preferisco darle una passata di impermiabilizzante prima di partire. Sulla mia B-twin modello Riverside03, oggi sostituita dal modello successivo Riverside05 da cicloturismo, ho optato per delle sacche modello borsa hapo g 3x20 L,
 di produzione della b-twin. Possono sembrare eccessive ma fermandosi un momento a pensare a tutto quello che ci dobbiamo portare dietro, avendo già scartato parte del superfluo, ci accorgiamo di avere poco spazio a disposizione. Ho optato per le sacche anche anteriori sia per bilanciare, come peso la bicicletta, che per dividere le cose e averle a portata di mano. Tenete presente che se riuscite a mettere tutto nelle sacche senza avere roba appesa ovunque è meglio. Per la tenda, dobbiamo cercare un qualcosa di poco ingombrante e leggero, mi sono affidato a una tenda T3UltralightPro della Quechua: borsa compatta, peso complessivo 2,5 kg,paleria compresa, facilmente stipabile sul portapacchi della bici tra le sacche e lo zainetto superiore o con un semplice tirante sulla parte superiore del portapacchi, ottima la facilità di montaggio e smontaggio, una tre posti ben studiata. Sempre Ultralight andiamo a scegliere anche il sacco a pelo, in questo caso l'ingombro è decisamente minimo solo che interviene una componente umana: se siete freddolosi avrete bisigno di un sacco a pelo più caldo e le dimensioni aumentano, sostanzialmente con le sacche che abbiamo scelto il problema spazio è relativo, ma ricordate che quando si viaggia le cose da portare sono tante. Il materassino per passare la notte, possiamo trovare il classico fatto a stuoina o prendere gli autogonfianti della quechua che hanno un minimo ingombro, quasi quanto quello del sacco a pelo, e sono decisamente molto leggeri. Un pò di attrezzatura per mangiare e qualche vestito e siamo pronti per partire. Oltre ad impermebilizzare la tenda, vi consiglio di dare una passata anche alla borsa della tenda e alle sacche. Bene abbiamo preso tutto e siamo pronti per scegliere la destinazione: il mondo.
Se avete delle domande specifiche potete scrivermi: lorenzo.ciclista@gmail.com

mercoledì 25 aprile 2012

TEKNO BICI: Pillole di Ciclosofia

TEKNO BICI: Pillole di Ciclosofia: La ciclosofia è l'insieme delle idee, delle intuizioni e delle sensazioni nate sulla bicicletta. Questo luogo privilegiato e paradossale di ...

Pillole di Ciclosofia

La ciclosofia è l'insieme delle idee, delle intuizioni e delle sensazioni nate sulla bicicletta. Questo luogo privilegiato e paradossale di rilassamento nella tensione circostante, produce un tipo di meditazione particolare, spesso vicina all'illuminazione. Non è solo la bicicletta che viene spinta in avanti, è anche lo spirito improvvisamente percosso da una moltitudine d'idee meteoriche, un pò  come quando si attraversa una nube di moscerini in una discesa, con la bocca malauguratamente aperta. Questa apertura dello spirito mangiatore di moscerini è la conseguenza di un altro fenomeno anch'esso legato alla bicicletta: il razionale, nemico dell'intuizione, con la sua spiacevole mania di contagiare  gli istanti di grazia con le sue sterili riflessioni raziocinanti, dunque ,in bicicletta si trova neutralizzato assorbito com'è dalla guida e dalla sicurezza del guidatore. La parte puramente creativa dello spirito può così liberarsi di soppiatto e accogliere tutte le sudette folgorazioni, in una piccola orgia di esaltazione, senza la minima tutela castrante. Da macchinetta un pò desueta, la bicicletta diventa strumento di liberazione del pensiero. Mezzo di locomozione fisico,certo la bicicletta è sopratutto un mezzo di locomozione della coscienza. E il principio ciclosofico fondamentale è: ogni corpo su una bicicletta assiste a uno spostamento del proprio sguardo sul mondo. All'esterno ci si sposta con la bicicletta. Ma all'interno, è la bicicletta che ci sposta. [....]  Quanto alla libertà dell'automobilista in città, che cosa ne resta? Esprimere la propria libertà individuale di circolare ben presto vorrà dire annullare puramente e semplicemente la libertà collettiva in immensi ingorghi paralizzanti, cimiteri di ogni libertà di movimento. Significa uccidere la libertà in nome della libertà, come il suicida proclama il diritto a morire nel momento stesso in cui lo dissolve nel suo atto. Altra similitudine inquietante: la dipendenza dalla macchina ricorda quella dalla sigaretta. E del resto (coincidenza) la macchina provoca tanti morti quanti il cancro del fumatore. Esigiamo su tutte le portiere la scritta: "NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE".....

Tratto da "Piccolo trattato di Ciclosofia- Il mondo visto dal sellino" di Dider Tronchet  edito da IL SAGGIATORE TASCABILI

sabato 21 aprile 2012

Sostituzione della guaina del freno posteriore

Nelle biciclette di una volta o in alcuni modelli recenti la guaina, nella quale scorre il filo del freno posteriore, passa all'interno del tubo del telaio. Le intemperie e il sole deteriorano la copertura esterna, questo comporta quelle antipatiche macchie di ruggine sul telaio, l'infiltrazione d'acqua all'interno con relativa ossidazione del cavo del freno, ma il pensiero di sfilarla ci spaventa. Vi descrivo un modo semplice per sostituirla. In concomitanza di  
questo lavoro cogliamo l'occasione per la sostituzione del cavo.
Iniziamo : sganciamo sulla manopola del freno il cavo, con una tronchesina tagliamo il capicorda. Sganciamo il cavo anche dal morsetto delle pinze del freno senza però sfilare il cavo del freno. Tenendo ferma l'estremità superiore del cavo del freno e dalla parte posteriore sfiliamo la guaina senza sfilare il cavo del freno. Prendiamo la guaina nuova posizioniamo tutte le protezioni all'estremità della guaina e la infiliamo dall'alto verso il basso o indifferentemente a seconda della forma del telaio, facendola scorrerla nel vecchio cavo del freno che utilizzeremo come pilota. Nel caso utilizzate per l'illuminazione ancora la dinamo potete, con un giro di nastro sulla guaina il cavetto di alimentazione del fanalino posteriore in modo da averlo più in ordine. Una volta che la guaina nuova l'avete recuperata, sfilate il vecchio cavo del freno e dopo averlo ingrassato per bene infilate il cavo nuovo e rimontate il tutto.

domenica 8 aprile 2012

TEKNO BICI: FARE CICLOTURISMO

TEKNO BICI: FARE CICLOTURISMO: Il cicloturismo coniuga lo sport del ciclismo con un turismo itinerante, in un concetto di ecosostenibilità. Affronteremo quindi una serie d...

sabato 31 marzo 2012

PARCHEGGIARE LE BICI NEI CORTILI

Arrivata la bella stagione iniziamo ad usare la bici e spesso ci scoccia lasciarla legata al palo sopratutto quando abbiamo dei bellissimi cortili o spazi decisamente molto ospitali e inutilizzati. La tentazione di parcheggiare la bici in cortile è forte anche se spesso qualcuno ci rimprovera alludendo che "la norma" non lo prevede. Questo avviene sia quando siamo proprietario ma sopratutto quando siamo inquilini. Per togliere qualsiasi dubbio lo abbiamo chiesto al Comune di Torino che ci dà questo riferimento.

Parcheggiare le biciclette nei cortili

Ultimo aggiornamento 06.04.2011, 08:57
La Città di Torino, nell'ambito di un programma politico volto a ridurre l'inquinamento urbano dovuto al traffico, è da anni impegnata a promuovere la diffusione dell'uso della bicicletta come mezzo di trasporto non inquinante e ad agevolare quindi coloro che utilizzano la bicicletta al posto dell'automobile per i loro spostamenti non soltanto nel tempo libero, ma soprattutto per i tragitti casa scuola e casa lavoro.
Al fine di consentire il parcheggio della propria bicicletta nei cortili dei condomini, il Consiglio Comunale ha approvato il 20 Febbraio 2001 con deliberazione n. 21 la modifica del Regolamento Edilizio e del Regolamento di Igiene  

Gli articoli in particolare

All'art. 48, punto 2 del vigente Regolamento Edilizio, è stabilito che:
"In caso di nuova edificazione o di ristrutturazione edilizia ed urbanistica ed in tutti i luoghi previsti dall'articolo 7 della L.R. 33/1990, devono essere ricavati appositi spazi destinati al deposito delle biciclette, nei cortili, o in altre parti di uso comune dell'edificio, in misura non inferiore all'1% della superficie utile lorda oggetto di intervento".
All'art. 82 punto 4, del vigente Regolamento d'Igiene è scritto che:
"In tutti i cortili esistenti, o di nuova edificazione, deve essere consentito il deposito delle biciclette di chi abita o lavora nei numeri civici collegati al cortile".

Le ragioni della scelta

Lo scopo delle disposizioni contenute all’interno dei due regolamenti è quello di evitare, per precise ragioni di interesse pubblico, che alcuni regolamenti di condominio possano imporre il divieto di ricovero delle biciclette nei cortili. Inoltre, le disposizioni regolamentari si inseriscono nei più generali interventi adottati dall’Amministrazione in materia di contenimento dell’inquinamento atmosferico.

Problemi di sicurezza degli spazi

Il deposito delle biciclette deve avvenire nel rispetto delle normative di sicurezza garantendo gli spazi di percorso occorrenti ai condomini ma anche necessari agli interventi di emergenza come i Vigili del Fuoco, ambulanze, ecc. e ogni altro accorgimento utile che ovviamente sarà definito all’interno del condominio. Non sussiste problema di intrusione di estranei in quanto per “numeri civici collegati al cortile” si vuole intendere esclusivamente i condomini/edifici dei quali il cortile é pertinenza e quindi ci si riferisce esclusivamente ad un uso riservato ai condòmini e/o inquilini di tali condomini/stabili.

E se il regolamento condominiale mi vieta di parcheggiare la bici in cortile?

Una sentenza emessa dal Tribunale di Milano a seguito di un contenzioso insorto relativamente all'esercizio di tale diritto all'interno di un condominio afferma che:
"la generale destinazione dei cortili al riparo di biciclette utilizzate dagli abitanti degli stabili cui acceda il cortile, non può essere contrastata dai titolari dei diritti reali sui cortili stessi, siano essi proprietari singoli o, come nel caso del condominio, collettivi" ha specificato che il regolamento comunale deve essere ritenuto in ogni caso vincolante rispetto ai privati in quanto "fonte normativa in senso proprio ed incidente in materia di ordine pubblico delineata dalla legge".
Pertanto, trattandosi di norma regolamentare di ordine pubblico e di immediata attuazione deve essere intesa comeobbligatoria prevalente nei confronti dei condomini, anche nell'ipotesi che il regolamento condominiale preveda il divieto del ricovero delle biciclette nei cortili.

Tutti i condomini devono pagare l’apposizione della rastrelliera?

No, tali attrezzi ed impianti potranno essere installati a spese dei reali utenti. Le decisioni circa le modalità operative di tale diritto (individuazione dello spazio del cortile da destinare a parcheggio bici, ripartizione delle spese di installazione e manutenzione delle rastrelliere, quantificazione del numero massimo di cicli da poter posteggiare, ecc.) saranno da discutere nell'ambito dell'assemblea condominiale.
A tale proposito il regolamento condominiale risulta essere lo strumento idoneo per regolamentare appunto l'esplicazione di tale diritto, affinché non si verifichi un parcheggio "selvaggio" e privo di regole e garanzie per tutti.
Scarica l'opuscolo
a cura della Divisione Ambiente - Settore Tutela Ambiente del Comune di Torino

Le domande frequenti

L’amministratore è responsabile del danneggiamento o del furto della bici posteggiata nel cortile?
No, non vi è nessuna responsabilità da parte dell’amministratore in caso di furto o danneggiamento di biciclette posteggiate nel cortile.
E’ obbligatoria l’installazione delle rastrelliere per il ricovero delle bici ?
Non è obbligatoria, se però le bici in cortile diventano tante il decoro lo impone.

Info

Numero Verde InformAmbiente 800-018235
(dal lunedì al venerdì dalle ore 9,30 alle ore 12,30)